Si può pensare che esista un tipo di famiglia nella quale un figlio diventerà dipendente patologico da sostanze o da comportamenti? Mi sento di poter affermare che non esiste una unica tipologia alla quale potersi riferire in modo esclusivo.
Tossicodipendenza? Anche nelle migliori famiglie…
Se si dovesse pensare che la dipendenza patologica possa essere figlia di ambienti familiari disastrati, già di per loro problematici, con la presenza di uno o tutti e due i genitori dipendenti, con presenza di emarginazione sociale, si incorrerebbe in un grave errore. Si deve, invece, partire dal principio che nessuna tipologia di famiglie può sentirsi esente dal rischio di avere la “tossicodipendenza in casa”. Questo tipo di consapevolezza dovrebbe mantenere l’allerta alta da parte di tutti i genitori, mettendoli in uno stato di continua sorveglianza dei propri funzionamenti come coppia, prima ancora della sorveglianza sui propri figli. Dunque è importante un ribaltamento di punti di osservazione, perché, forse, nella mente delle persone, esiste l’idea che per evitare la “tossicodipendenza” occorre, in primo luogo, sorvegliare la propria figliolanza imponendole strette regole di comportamento.
No, non è sufficiente il controllo sui figli
Il primo controllo, ed i successivi continui monitoraggi, deve essere effettuato dai e sui genitori medesimi. Ed è da aggiungere: non soltanto sul funzionamento della coppia genitoriale, ma, ancora prima, sul funzionamento della coppia in sé: coniugale o convivente, omo o etero che sia. Difatti, il “clima” fra i “coniugi” influenza il clima all’ interno della famiglia e il clima all’interno della coppia genitoriale. Questo stato di cose, si riverbera, in modo netto e preciso, sulla percezione del figlio/a. Dunque, una coppia genitoriale che si mostri in modo accogliente, affettivo, dialogante, potrebbe non raggiungere lo scopo di riparare la prole dalla dipendenza patologica. Ciò che ai figli giunge, nonostante tutte le migliori intenzioni, sono le tensioni, i dissapori, le incomprensioni, i litigi, fatti anche di nascosto, che fra gli elementi della coppia coniugale potrebbero svilupparsi.
Il tossicodipendente è il paziente designato
Allora di fronte alle tensioni familiari, che siano esse dovute a una coppia he fatica a stare insiemeo che siano dovute ad un analfabetismo affettivo a livello familiare, possono generare dei sintomi a livello familiare. Ecco, non di rado, la tossicodpiendenza è proprio il sintomo di una sofferenza familiare. Per certi versi molte patologie sono da considerarsi sistemniche, ossia come sintomi individuali di un sistema familiare. I disturbi dell’alimentazione, come la bulimia e l’anoressia ne sono un altro esempio. Se il paziente è il sintomo della famiglia, nessun trattamento residenziale può esimersi dal coinvolgimento della famiglia nel percorso di sostegno e recupero.
Ma esiste una coppia come quelle delle pubblicità? Forse no.
Ma forse anche sì; se la pubblicità ci mostra quell’ideale, significa che ognuno di noi sogna di poter vivere una situazione simile e se l’Uomo riesce ad ideare qualcosa, significa che quella cosa può essere realizzabile. Questa idealità, poi, non ha nemmeno bisogno di attendere i progressi della evoluzione tecnologica perché, semplicemente, quella attuazione parte dalla volontà realizzatrice e dall’impegno di ciascuno al volerla concretare. Ma se anche non esiste tendere a quello è l’inizio di un tentativo di ridurre il proprio disagio.
Cosa propone il Centro Clinico
La Comunità Emmanuel propone terapia individuale, di coppia e familiare per cercare di andare a mettere a fuoco i meccanismi sistemici e alfabetizzare alla comunicazione verbale e affettiva. La consulenza gratuita permette di avere orientamento e sostegno per iniziare una eventuale terpia residenziale, semoresidenziale o a prestazione.